CASTEL DI SANGRO – Giunge in redazione la  lettera autografata di un caso di malasanità dell’ospedale di Castel di Sangro. E’ il racconto  di una donna di trentacinque anni, coraggiosa che si fida della nostra testata giornalistica.  Lei ha  la nonna, 89enne, ricoverata nel nosocomio a seguito di una caduta che gli ha procurato la rottura del femore.  Non riesce ad uscire fuori da una vicenda allucinante, scandalosa ed ingiustificabile.

Le cronache nazionali ci hanno abituato a questi fatti, ma non avremmo mai pensato che nella struttura sanitaria sangrina un giorno potesse accadere quanto leggerete di seguito.

Riportiamo il testo integrale:

Sabato 3 luglio mia nonna è caduta, in casa, perchè le gambe hanno ceduto al peso del tempo. Cadendo si è rotta il femore sinistro. E’ stata trasportata all’Ospedale di Castel di Sangro e dopo la lastra di conferma è stata ricoverata.

Dopo due giorni dal ricovero comincia a complicarsi il quadro clinico a causa di una crisi respiratoria legata ad un rischio di embolia: i medici ci hanno spiegato che la rottura del femore può provocare proprio l’ostruzione temporanea delle arterie per l’accumulo dei grumi di sangue e quindi causare la formazione di emboli.

Mia nonna non può essere più operata, almeno fino a quando non passa la crisi respiratoria, ma l’ascensore è rotto e non è possibile trasportare la paziente in terapia intensiva, ubicata all’ultimo piano dell’ospedale.

La crisi respiratoria dura per altri due giorni e l’ascensore non lo ripara nessuno.
Lei sta sempre peggio e tutti dicono di aspettare il pezzo di ricambio per aggiustare l’ascensore.

Arriva finalmente il pezzo di ricambio ma caso strano arriva quello sbagliato: mia nonna ha bisogno di andare in terapia intensiva perché non respira bene.

Così mio padre e l’addetto alla manutenzione attivano questo benedetto ascensore a mano e mia nonna finalmente riesce ad arrivare ai piani alti dell’ospedale! Evviva!!!

Intanto sono passati ben dieci giorni.

Sotto stretto controllo medico per fortuna, nonna torna a respirare meglio, il rischio embolia si azzera, i valori di ossigeno tornano nella norma e si ricomincia a parlare di nuovo di intervento.

Lunedì 19 i medici sono sicuri di poter operare il martedì successivo, ma la sera scopriamo che la sala operatoria manca di aria condizionata e la temperatura interna non è adatta per poter intervenire.

Personalmente alcuni dottori controllano che i ventilatori funzionano e a quanto pare, operando di mattina presto, non ci sarebbe stato nessun rischio per la paziente.
Così martedì mattina mia nonna viene preparata sul lettino e dopo gli ultimi saluti e baci entra in sala operatoria. Un sospiro di sollievo, forse ce l’abbiamo fatta!

Macchè! Comincia il delirio: a quanto pare manca ancora l’autorizzazione da Sulmona del direttore sanitario per l’uso della sala operatoria!

Tra rabbia e delusione (per essere diplomatica) dopo un’ora arriva l’autorizzazione. OK adesso ci siamo!
Entra tutta l’equipe medica in sala operatoria e lì nonnina che aspetta impaurita.

Solitamente l’intervento alla rottura del femore non dura più di un’ora, salvo complicazioni, ma quello di nonna sarebbe stato l’intervento più corto della storia!

Dopo qualche minuto tutti i medici e infermieri escono fuori e si sbottonano i camici: l’ortopedico non vuole e non può operare, il sistema di ventilazione non è idoneo e non si prende la responsabilità per il rischio di infezione.

INCREDIBILE!

Decisione responsabile, prudente e doverosa, peccato però che solo in quel momento abbiamo scoperto, dopo venti giorni di attesa, che ufficialmente fino al 21 di luglio era vietato, salvo in casi di vita o morte, operare presso la struttura ospedaliera di castel di sangro causa ascensore rotto e sala operatoria senza ventilazione.

Se era una disposizione ufficiale, perché i medici non l’hanno detto subito?

Perchè hanno tentato per due volte di fare l’intervento

Si gioca così con le vite umane?
 
In questi giorni in cui si parla di tagli alla sanità abruzzese il caso come quello di nonna è solo uno dei tanti e di poco rilievo, il punto è che strutture come quelle di castel di sangro sono dei veri e propri “morti viventi” senza anima. E’ urgente che queste strutture vengano messe fuori uso ufficialmente senza “portare in giro” pazienti e familiari.

Come darle torto?

Intanto mia nonna è ancora immobilizzata al terzo piano di un ospedale fratturato più di lei, impaurita e dolente, quasi in prigione perché non può essere trasportata nemmeno a Sulmona dove tra l’altro c’è una lista di attesa interminabile.
Provo ad immaginare i pensieri di questa donna antica, sopravvissuta alla fame e alla miseria del dopo guerra, mentre assiste a scene da commedia napoletana, dove tutti danno la colpa a tutti.

Povera nonna, poveri tutti noi!.”

Cosa aggiungere?  Non lo sappiamo.  La nostra lettrice ci ha illustratoi nei minimi particolari questa triste vicenda che secondo noi ha tutti i connotati per finire, speriamo presto, in un’aula di tribunale.

Stavolta, amici lettori, affidiamo a voi, ai sindaci e tutti gli  amministratori pubblici le conclusioni di questa denuncia. Sperando che non ci siano ripercussioni nei confronti di chi ha avuto il coraggio di raccontare uno scandalo tipicamente italiano.

Ma del resto, più di questo cosa le potranno  fare alla povera vecchietta?

Se volete intervenire, anche solo  per esprimere  una parola di solidarietà, fatelo.  Il forum è a vostra disposizione.

Chissà se il direttore sanitario lo farà.  Voi che ne pensate?

Share

Riguardo Autore

admin

(1) Commento

  1. Vergogna. E’ l’unica parole che il nostro Paese, ridotto alle condizioni del terzo mondo, merita.