News — 06 novembre 2013
Controlli a tappeto della Forestale contro la raccolta abusiva di tartufi. A Roccaraso uomo denunciato e 5 chili di tubero sequestrati.

ROCCARASO – Forte bilancio per i 300 controlli effettuati dagli uomini del Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato, sull’osservanza della normativa regionale in materia di raccolta di tartufi. I servizi specifici e mirati dei mesi scorsi, finalizzati a contrastare il fenomeno della raccolta abusiva o irregolare del prezioso tubero, sono effettuati dagli uomini della Forestale, coordinati dal Dott. Nevio Savini, nelle prime ore della giornata, quando l’affluenza dei raccoglitori è maggiore.

Nel corso delle operazioni di controllo, sono stati identificati ben 135 raccoglitori, rilevate 29 sanzioni amministrative per un totale di 11 mila euro. Sono stati inoltre sottoposti a sequestro numerosi attrezzi utilizzati per la ricerca del tubero, considerati di genere vietato dalla legge regionale. Ancora, sequestrati ai fini della confisca ben 5 chili di tartufo.

Nel corso dei controlli, gli uomini del Comando Stazione del Corpo Forestale dello Stato di Roccaraso hanno denunciato alla competente Autorità Giudiziaria un cercatore responsabile di falso e inosservanza del provvedimento dell’Autorità. L’uomo, stando agli accertamenti della Forestale che da tempo era sulle sue tracce, nonostante la sospensione del tesserino che abilita alla raccolta di tartufi, dovuta a precedenti violazioni, continuava ad esercitare l’attività di ricerca del prodotto.

In questi ultimi anni, si è registrato un notevole aumento del numero di cercatori di tartufo. Tale aumento è probabilmente dovuto probabilmente sia al valore che il tartufo continua a registrare sul mercato, sia alla crisi economica che sta interessando il nostro Paese. Questo aumento ha determinato una pressione sulle tartufaie naturali che spesso sfocia nella scelta di effettuare la raccolta con metodi illegali e in orari vietati. Non sono rari, peraltro, episodi di comportamento verso i raccoglitori concorrenti che a volte sconfinano in veri e propri atti di minacce, in vandalismo sulle auto in sosta, o nell’avvelenamento dei cani utilizzati per la ricerca.

P.M.

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