News Primo piano — 24 ottobre 2013
Ferrovie e servizi, lo Stato non può abbandonarci. Da Alfedena parte il monito anche ai politici locali.

ALFEDENA – Mentre la prossima chiusura, probabilmente definitiva, della linea ferroviaria Sulmona – Carpinone scatena polemiche ovunque, parte dalla testata online AltoMolise.Net una diatriba riguardo la mancata risposta ad un importante interrogativo rivolto al Comune di Alfedena: perché non è stato deliberato nessun atto a favore della Transiberiana d’Italia, come ha fatto invece, il Comune di Scontrone?”.

“[...] La goccia che ha scatenato la polemica con il vice sindaco Luigi Milano nasce dal gruppo di Facebook della Proloco di Alfedena che ha cancellato un ironico, ma garbato, post rivolto alla presunta, se non vera, assenza del sindaco in merito alle iniziative pro-ferrovia. Da quanto riferisce il vice sindaco la cancellazione non sarebbe avvenuta per ordine del capo supremo. Ne prediamo atto. Ma ci sia consentito il beneficio del dubbio.  In ogni caso, il gesto è grave perché si vuole evitare il confronto civile attraverso il gruppo di Facebook, molto seguito anche dagli oriundi ed i turisti di Alfedena [...]“.

Quanto appena trascritto è un passo del precedentemente citato articolo, a firma di Fabrizio Fusco. Fusco che, come ogni giornalista e ogni cittadino del nostro territorio, tiene parecchio a cuore le sorti della ferrovia. Regolarizzato e funzionante a dovere, il trasporto su ferro potrebbe essere il traino della locale economia turistica (non dimentichiamo che il turismo invernale in Alto Sangro nacque grazie al treno). Così come potrebbe essere un ottimo antidoto allo spopolamento, che annovera tra le cause principali anche la mancanza di mezzi pubblici adeguati al collegamento con l’Alto Molise e non solo.

Quello che un tempo fu un servizio pubblico, e che da alcuni anni si è visto privatizzare come quasi ogni altra azienda statale, in un periodo di problemi come questo non può, con nessuna scusa, venir meno ai suoi doveri. Certo il nostro Stato Italiano, bontà sua, non avrebbe mai potuto immaginare che un imprenditore privato avesse puntato al guadagno prima che ad offrire un servizio alla collettività. Attualmente però è così, quindi evitiamo di nasconderci dietro un dito e cerchiamo, almeno, di non ostacolare chi si fa in quattro per proteggere quanto di buono restava ancora in Italia fino a non molti anni fa.

Ricordiamo chi siamo, ricordiamo ai politici che lo Stato, per quanto ultimamente si comporti come tale, non è un’azienda privata. Alcune richieste, è vero, non dovrebbero essere fatte. Non se ne dovrebbe neppure parlare. Ma non per nascondere il problema. Semplicemente perché il problema non dovrebbe neppure esserci, stiamo parlando di semplici diritti acquisiti da cittadini italiani. Non facciamoci abbindolare da solite storielle ormai rigirate in tutte le salse. Aiutiamoci, la richiesta è rivolta a maggior ragione ai politici locali di ogni appartenenza. Il territorio è nelle vostre mani, allargando gli orizzonti potremmo dire che l’Italia intera è nelle vostre mani ormai. Fate in modo che i vostri figli, i vostri nipoti, seppur restando in Italia non dovranno trovarsi un giorno in una terra deprimente e desolata, afflitta da anni di “poi vediamo, andrà tutto bene”.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese“. Non è una richiesta di qualche scombinato. È uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione della Repubblica Italiana.

Dario Riccio

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